top of page

Oubliette Magazine - FEFF 2018: Sezione China Now – “The Foolish Bird” di Huang Ji e Otsuka Ryuji

Il Far East di Udine è conosciuto come festival del cinema popolare asiatico, ma non per questo volta le spalle alle produzioni indipendenti, specie se queste occupano un ruolo di prim’ordine nella conquista di nuovi spazi e rilievi nel panorama internazionale.

March 26, 2018

By Raffaele Lazzaroni

Già l’anno scorso la sezione China Now aveva sdoganato un titolo sconvolgente come “Knife in the Clear Water” di Wang Xuebo, il quale marciava in senso diametralmente opposto al dinamismo progressista di cui rifulgono tanti blockbuster coevi.

La 20esima edizione non è da meno e per la fiction fa ricadere la scelta su “The Foolish Bird” della regista Huang Ji, co-diretto, co-scritto e fotografato da Otsuka Ryuji.

Protagonista assoluta è Lynn Lin (Yao Honggui, attrice non professionista già accreditata nell’opera prima di Huang), studentessa 16enne che vive coi nonni, lavorando padre e madre come operai a sensibile distanza da casa. In questo periodo di transizione della sua vita sono due i pensieri fissi: i cellulari, della cui requisizione è responsabile a scuola, e la sessualità emergente, benché non sia interessata a perdere la verginità.

Non si tratta di tematiche che affronta come qualunque altro coetaneo si troverebbe a fare: ai primi ha libero accesso non autorizzato e, sotto l’influenza dell’amica May, ne ruba e vende qualcuno coll’intento di racimolare qualche soldo facile; nell’approccio alla seconda non gode di alcun appoggio da parte della famiglia, impossibilitata ad instaurare un rapporto delicato e confidenziale che copra la differenza d’età, e conseguentemente non sa riconoscere ed evitare gli ambienti insicuri, mortificata nell’intimo da alcune meschine compagne e persino violata da un altro ragazzo nella sonnolenza procuratale dall’assunzione eccessiva di alcol.

Huang e Otsuka decidono di far convergere i due soggetti evidenziandone alcuni fatidici legami: nelle memorie digitali sono spesso conservate foto compromettenti; la vibrazione trasforma il supporto niente meno che in oggetto masturbatorio; gli internet point, surrogati di prima scelta, sono stipati di nerd che giocano a League of Legends, gli stessi che avvicinano Lynn e May e, chissà, forse anche una loro conoscente stuprata e poi uccisa.

Dal ricorso ai telefoni consegue anche l’effetto collaterale del mascheramento, consentito dalla rimozione del contatto fisico con gli interlocutori: Lynn non ne è precipitosamente fagocitata, dal momento che pondera costantemente le risorse derivanti dalla messaggistica, specialmente vocale, ma ne resta in ogni caso vittima quando si trova nella condizione di poter agire nell’ombra e mentire anche agli adulti, certa di non essere mai scoperta.

Lo strumento prodigioso dal quale pare assurdo e impossibile separarsi diviene alla fine un’ossessione di cui, una volta emersi tutti gli scabrosi sviluppi ad essa congiunti che in circostanze funeste avrebbero anche potuto costare la stessa sopravvivenza, non si ha altro desiderio che sbarazzarsi.

E mentre al notiziario si mettono in guardia gli ascoltatori dall’uso indiscriminato dei social network dove è sempre più facile incontrare sconosciuti dalle intenzioni malevole, nel cuore della silenziosa adolescente si è fatta strada la consapevolezza di quanto la coscienza del corpo dell’altro e l’incoscienza del proprio possano mettere a repentaglio il futuro di un’intera esistenza.

I registi fanno pervenire Lynn a questo amaro risultato senza concederle alcuno sconto, ponendole contro avversità umanamente incarnate capaci di assumere parimenti un aspetto metaforico di tipo ambientale, dalla pioggia incessante che batte sulla sua schiena durante i viaggi in bicicletta alla desolazione, allo squallore e alle tenebre dei paesaggi attraversati.

La macchina da presa, restando quasi immobile, cattura ogni dettaglio significativo per inclusione o esclusione dall’inquadratura (un colloquio importante con una madre accasciata fuori campo riveste chiaramente un ruolo emblematico), garantendo punti di osservazione a tal punto stimolanti da vincere la gravità con cui incede la narrazione, pure avvalorata da scelte di montaggio che di sequenza in sequenza stupiscono per l’originalità con cui sminuzzano le grigie giornate dei personaggi attribuendo loro al tempo stesso un fascino magnetico.

bottom of page